25 luglio 1943: tutte le ombre sull'inizio della fine

Domenica 25 luglio 1943, ore 2.30 della notte. Il Gran Consiglio del Fascismo approva l’Ordine del Giorno Grandi: è l’inizio della fine. Dei 27 partecipanti 19 firmano a favore: Grandi (Presidente della Camera: propose in prima persona la sfiducia a Mussolini), De Bono e De Vecchi (due dei quadrumviri che marciarono su Roma nel 1922), Ciano (genero di Mussolini), Acerbo (Ministro delle Finanze: diede il nome alla legge elettorale del 1923), Federzoni (Presidente dell’Accademia), De Marsico (Ministro della Giustizia), Pareschi e Cianetti (Ministri dell’Agricoltura il primo e per le Corporazioni il secondo), Albini e Bastianini (Sottosegretari agli Interni e agli Esteri), Balella, Gottardi e Bignardi (Confederazione dei datori di lavoro, dei Lavoratori del’’Industria e degli agricoltori), De Stefani (ex Ministro delle Finanze e del Tesoro),Marinelli (ex segretario del PNF), Alfieri, Rossoni e Bottai (membri a titolo personale).


Il Gran Consiglio del Fascismo invita il Governo a pregare la Maestà del Re, verso il quale si rivolge fedele e fiducioso il cuore di tutta la Nazione, affinchè Egli voglia per l’onore e per la salvezza della Patria assumere con l’effettivo comando delle forze armate di terra, di mare e dell’aria, secondo l’articolo 5 dello Statuto del Regno, quella suprema iniziativa di decisione che le nostre istituzioni a Lui attribuiscono e che sono sempre state in tutta la nostra storia nazionale il retaggio glorioso della nostra Augusta Dinastia Savoia”.

L’Italia, reduce dagli oltre 400 mila morti e 320 mila mutilati di tre anni di guerra, si incammina tristemente verso la Guerra Civile: altre 45 000 vite umane spezzate e 20 mila invalidi e mutilati fra i civili, 3 000 soldati morti al fianco degli Alleati, 40 mila civili deportati, 45 mila soldati morti combattendo, privi di direttive precise, dopo l’Armistizio di Cassibile. Pochi numeri, ma sufficienti per comprendere non solo la durezza dei 20 mesi di guerra fratricida – o resistenza che dir si voglia – ma anche l’immensa portata storica del 25 luglio: l’intento dei firmatari dell’ordine del giorno Grandi non compresero forse del tutto quanto ardita fosse la loro impresa. Nelle loro intenzioni infatti il 25 luglio doveva essere il giorno della caduta di Mussolini, non della fine del Fascismo; il Duce invece se ne avvide subito, come dimostra la telefonata a Claretta Petacci prima ancora dell’alba del 25 luglio: “è finito tutto!”. Il gesto non voleva avere nulla di rivoluzionario: era anzi rispettoso i quelle istituzioni tradizionali che gli stessi firmatari si auspicano presto di essere chiamati a controllarlo. Ma la storia dimostrerà tutto il contrario.

Le vicende che si intrecciano intorno al 25 luglio sono avvolte da un alone di mistero che dopo 70 anni non sembra ancora offrire spiragli: la stessa figura di Dino Grandi, primo firmatario della sfiducia, è rimasta per troppo tempo nascosta, prima dietro la sua riservatezza personale e poi dietro all’assenza di prove e testimonianze che aiutassero a ricostruire fedelmente i fatti. Pochi giorni prima dell’ultima riunione del Gran Consiglio Mussolini incontrò Dino Grandi dopo esser venuto a conoscenza dell’ordine del giorno che quest’ultimo aveva già proposto per il 25 luglio: il Duce, uscendo dalla riunione insieme a Grandi, incontra il Feldmaresciallo Kesserling e gli presentò Grandi come un suo “fedelissimo”. I dubbi iniziano dunque a sorgere spontanei: perché il Duce ha riservato una tale presentazione all’uomo che di lì a pochi giorni lo avrebbe tradito? Perché Mussolini volle fissare la riunione del Gran Consiglio addirittura prima di quanto avesse chiesto lo stesso Grandi? Perché il Duce si attenne alle decisioni del Gran Consiglio nonostante questo non fosse in alcun modo vincolante e la riunione avesse il solo fine consultivo? Perché Mussolini considerò fino all’ultimo il Re
Dino Grandi (1895-1988)
il suo migliore amico”? Perché non fece nulla per sottrarsi ad un evento che forse non poteva immaginare nella sua interezza ma che nel suo diario definì fin da subito “vile ed inammissibile”? Verso le 22.30 del 24 luglio Mussolini chiede invano un rinvio della votazione al giorno successivo: perché dopo poche ore si affretta per votare per primo l’ordine del giorno Grandi? Perché, una volta preso atto di essere stato messo in minoranza, si rifiuta di arrestare i firmatari e rafforzare ancora di più il proprio potere? Perché la Germania non si discostò da un’indifferente politica di attesa nonostante Himmler avesse fatto sapere a Hitler che a breve Mussolini sarebbe stato sfiduciato? Forse il Fuhrer ritenne che la caduta del Duce avrebbe favorito il Terzo Reich e decise per questo di abbandonare l’Italia al suo destino, dopo aver rinnovato solo pochi giorni prima a Belluno a Villa Gaggia l’accordo con l’alleato di sempre? Pietro Badoglio e Rodolfo Graziani, i futuri Capo del Governo del Regno d’Italia e Comandante delle Forze Armate della RSI, ebbero un affabile incontro pochi giorni prima della sfiducia a Mussolini: che cosa si dissero? Che ruolo ebbe il futuro Capo del Governo nel complotto che destituì il Duce? A metà luglio Dino Grandi ottenne un colloquio con il Papa Pio XII: quale posizione confidò al “fascista disobbediente” lo stesso Pontefice che solo il 19 luglio aveva salvato la vita a Mussolini e Hitler facendo annullare un attentato organizzato per il loro incontro a Villa Gaggia? Come mai il Maresciallo Badoglio fu informato del piano di eliminazione fisica del Duce nonostante si fosse appena dimesso dopo la disastrosa ritirata sul fronte balcanico?

Alle 5 del pomeriggio del 25 luglio Mussolini è ricevuto dal Re a Villa Savoia: il colloquio dura 20
Galeazzo Ciano (1903-1944).
minuti. Il 6 aprile 1947 il Meridiano d’Italia pubblicherà la relazione dello stesso Mussolini sull’ultimo colloquio col sovrano. “Si iniziò con una mia succinta relazione sulla situazione politico-militare e sull’incontro (con Mussolini, nda) a Feltre. (…) Gli parlai poi della situazione in Sicilia, (…), della seduta del Gran Consiglio, facendogli presente la necessità di agire energicamente per stroncare l’offensiva dei nemici esterni ed interni. Fu allora che il Re (…) mi disse che era inutile fare progetti per l’avvenire, perché la guerra era ormai da considerarsi irrimediabilmente perduta. (…) <<Tutto è inutile >> soggiunse il re <<l’avvenire della Nazione è ora affidato alla Corona. Le mie decisioni sono già state prese. Nuovo Capo del Governo è il Maresciallo Badoglio e virtualmente è già entrato in funzione>>.” Il Re dunque era già stato informato: ma da quanto tempo? Da poche ore, contattato da qualche partecipante al Gran Consiglio della notte precedente? O più probabilmente da diversi giorni, per aver avuto il tempo di organizzare la “successione” al Governo, e risollevare il Maresciallo Badoglio dalla vita da pensionato alla quale si era dedicato: perché proprio Badoglio? Chi decise di porre a Capo del Governo il Maresciallo, nonostante i firmatari preferissero una figura che non si fosse compromessa con il Ventennio come il generale Caviglia, l’eroe della Grande Guerra? Fu forse un’incoscienza del Re, che pose al Governo un uomo la cui politica avrebbe definitivamente minato l’apprezzamento degli italiani nei confronti dei Savoia?

Mussolini ed Hitler nel loro ultimo incontro prima della sfiducia del Duce.
I tasselli di questo puzzle incredibilmente complicato sono abbondanti, ma l’immagine che sembrano formare lascia così sconcertati da dubitarne della veridicità: possibile che Mussolini fosse non solo a conoscenza di quello che finora abbiamo definito un “complotto ai suoi danni”, ma addirittura ne fu parte attiva? Possibile che sia il Duce, sia i firmatari dell’ordine del giorno Grandi sia la Corona parteciparono al perverso piano di defenestrazione di Mussolini certi di averne dei guadagni ma inconsci di essere essi stessi le prime vittime? Il puzzle non è completo, mancano ancora tanti tasselli, ma sembra mancare soprattutto la volontà di scrivere un pagina della storia che, assieme a tante altre, ci impedisce di comprendere appieno che cosa sia stato il nostro Paese per oltre vent’anni: manca la volontà di scrivere una pagina onesta nella storia del ‘900, perché – si sa – la verità non fa sempre piacere. Ma l’onestà intellettuale, quella sì che farebbe piacere. Sempre e comunque.

2 commenti:

  1. Coomplimenti all'estensore dell'articolo,lucido,equilibrato,coinciso e contestualizzato
    Mio Padre in passato alludeva ad una teoria, in parte ripresa ed ampliata oggi sul quotidiano "Libero",secondo la quale:
    A) Mussolini stava tentando di raccogliere intorno a Lui il Giappone ed altre nazioni europee per arrivare ad una pace separata con la Russia e per prendere le distanze dalla Germania di Hitler per scongiurare i bombardamenti degli Alleati sull'Italia.
    B) Il Re ebbe dal Gran Consiglio del Fascismo l'occasione per nominare un nuovo Capo del Governo ma, probabilmente, aveva già ricevuto da Hitler (venuto a conoscenza del tentativo Mussoliniano di cui sopra) un "Invito che NON si poteva rifiutare" del tipo: "O mettete da parte Mussolini o vi invado militarmente in tre giorni!".
    P.S. Un modestissimo rilievo di tipo logistico/geografico: l'incontro tra Mussolini ed Hitler del 19/07/43 avvenne a Villa Gaggia di Belluno, località San Fermo e quindi NON a Feltre, ma fu poi denomonato "incontro di feltre" poichè Mussolini così lo annotò nei Suoi appunti, ed il De Felice attinsa a quelle fonti.
    Cordiali Saluti Massimo Giuliano

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  2. Grazie dei complimenti, delle ipotesi offerte e della correzione: provvedo subito alla modifica.

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