Rara immagine di un'esecuzione a Katyn |
L'invasione nazista del giugno del 1941 della
Polonia precedentemente occupata dai sovietici provoca un rovesciamento della
situazione, obbligando l'URSS ad improvvisare alleanze improbabili: il 12
agosto 1941 venne autorizzata la costituzione di un esercito polacco in
territorio sovietico comandato dal generale Wladislaw. Nel dicembre dello
stesso anno il generale chiese un colloquio a Stalin per avere delucidazioni
sulla scomparsa di tutti i suoi ufficiali e sottufficiali detenuti a Kozel'sk,
Starobel'sk e Ostaskov; Stalin, sebbene avesse firmato egli stesso d'ordine
della fucilazione il 5 giugno dell'anno precedente, si dichiara assolutamente
ignaro della sorte dei soldati polacchi, arrivando ad ordinare a Berija di
ritrovare immediatamente gli ufficiali scomparsi.
Nell'aprile del 1941 si era cominciata a
spargere, sia in ambienti polacchi che in quelli nazisti, la voce del
ritrovamento di migliaia di cadaveri nei pressi di Smolensk: quando
l'insistenza delle notizie a riguardo si fecero soffocati per l'Unione
Sovietica, Stalin seppe approfittare della situazione accusando il governo
polacco, nella persona del generale Sikorski, di collusione con Adolf Hitler,
comunicandolo con due identiche lettere a Churchill e Roosevelt.
La risposta alleata alle richieste polacche di
conoscere finalmente la verità sono
sintetizzate magistralmente nelle diplomatiche parole si Churchill al general
Sikorsky: "I morti sono morti e non c'è nulla che possa farli tornare in vita. Dobbiamo sconfiggere
Hitler e questo non è il momento
per litigi e accuse".
La Polonia riuscì ad inviare una propria commissione medica sui luoghi
dell'eccidio, i cui studi si conclusero con la datazione nel 1940: tali
risultati vennero comunicati solo al governo britannico con un documento
segretissimo in copia unica reso noto solo nel 1989. Sui resti dei cadaveri
furono effettuate analisi anche da altre due commissioni mediche: una
internazionale presieduta da uno svizzero ed una sovietica presieduta dal
dottor Burdenko. La prima datò la
strage - come la Croce Rossa polacca - nella primavera 1940; la seconda, dopo
la rioccupazione della zona da parte dell'URSS, la collocano ben più tardi, nell'agosto-settembre 1941, periodo in
cui la regione era sotto il controllo nazista.
Il governo sovietico sperò a lungo di essere assolto dall'accusa dal
Tribunale di Norimberga, ma questi non si pronunciò, in quanto non si trattava di crimine nazista: sì trattava di fatto di un'accusa nei confronti
dell'Unione Sovietica, che tuttavia la storiografia non ha mai voluto accogliere
come tale.
Una fossa comune a Katyn |
Nel 1990 Gorbaciov ammise parzialmente le
responsabilità sovietiche circa altre
stragi analoghe, ma questo accenno di collaborazione da parte della Russia è rimasto tale: dal 2004 il Politburo ha vietato
l'accesso a 116 dei 173 fascicoli riguardanti quegli anni coprendoli con il
segreto di stato. Ancora oggi non si sa né nomi né luoghi
di sepoltura di un numero imprecisato di polacchi, sicuramente superiore ai 3
000 uomini.
Finché è esistita, l'Unione Sovietica ha sempre temuto
che si facesse chiarezza su Katyn o quantomeno che se ne avesse memoria: nel
gennaio 1989 un sacerdote che si era impegnato pubblicamente per una lapide in
memoria dei religiosi, cristiani e non, morti nella strage venne assassinato
dai servizi segreti del morente regime comunista.
Il già citato
film Katyn di Andrzey Wajda, la cui sceneggiatura è stata scritta sulla base delle lettere dei prigionieri nei campi
sovietici e sul diario della madre del regista che attese per anni il ritorno
del marito e che è morta
senza conoscere mai la verità, è stato candidato all'Oscar come miglior film
straniero. A Berlino, Varsavia e addirittura a Mosca il film è stato visto da milioni di persone, riscuotendo
un successo enorme e riuscendo a smuovendo diverse coscienze. In Italia invece
non è stato proiettato se non in
poche sale, subendo una delle più
vergognose censure della nostra storia.
"Non possiamo dimenticare le vittime del
terrore nazista e poi di quello staliniano. Ci inginocchiamo presso le loro
tombe sconisciute, consapevoli che essi hanno pagato il prezzo speciale della
nostra libertà. Hanno dato la forma
definitiva a quella libertà. Ci
inginocchiamo soprattutto presso le tombe di Katyn. La verità di Katyn è sempre presente nella nostra coscienza e non può essere cancellata dalla memoria
dell'Europa."
Giovanni Paolo II, Roma, 25/XII/1993
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